Pavia città della cultura

Monasteri Imperiali Pavia

IL SAPERE A PAVIA NEL MEDIOEVO

A Pavia già durante il regno di Teodorico dovette esserci un notevole fermento culturale tra la fine del V e l’inizio del VI secolo ai tempi di Severino Boezio: vi si praticava l’insegnamento della retorica, della filosofia e del diritto.
L’arrivo dei Longobardi, che la scelsero come capitale, favorì il sorgere presso il Palatium di una cancelleria dove si conosceva il diritto romano e quello anche di altri popoli, tanto che da questa cancelleria venne prodotto nel 643 l’editto di Rotari.
Nell’ambiente episcopale che aveva la sua sede presso la cattedrale si svilupparono invece conoscenze letterarie e retoriche così come anche presso altre chiese; a San Michele vi erano studi grammaticali
e ad inizio del IX secolo a San Pietro in ciel d’oro c’era una scuola filosofica e teologica voluta da Dungallo.

LA NASCITA DELLO STUDIUM

Questa lunga tradizione favorì sicuramente il fatto che nel 1361 l’imperatore Carlo IV accolse la richiesta di Galeazzo II Visconti e fondò proprio a Pavia uno Studium generale utriusque iuris tam canonici quam civilis, nec non philosophiae, medicinae et artium liberalium.
Il Visconti ordinò che gli studenti delle città a lui soggette frequentassero solo lo studium pavese che era diviso in due università distinte dei Giuristi e degli Artisti con ciascuno un suo rettore.
Le lezioni si tenevano in aule situate in case private o nei conventi, poiché anche nel castello vi era una ricca biblioteca ma restava ad uso privato.
Già alla fine del XV secolo Ludovico il Moro pensò di destinare un unico palazzo agli studi che si trovavano in una casa di Azzone Visconti vicino all’ospedale San Matteo; l’area corrispondeva a quella occupata dei due cortili oggi chiamati di Volta e dei Caduti, anticamente dei Giuristi e dei Medici e Artisti.

L’AMPLIAMENTO DELL’UNIVERSITÀ ETÀ MODERNA E CONTEMPORANEA

A metà del Cinquecento si decise la costruzione dei portici su due piani dei due cortili e così il palazzo cinquecentesco sorse sull’area delle case di Azzone Visconti.
Ma i luoghi della cultura si moltiplicavano in città poiché nel 1561 e nel 1567 vennero istituiti i due colleghi Borromeo e Ghislieri, voluti rispettivamente da San Carlo e da Papa Pio V, che si aggiungevano a quelli più antichi come il quattrocentesco collegio Castiglioni.

Le grandi ristrutturazioni che portarono il palazzo dell’università alle forme attuali si devono alla fine del Settecento all’imperatrice Maria Teresa d’Austria e a suo figlio Giuseppe II. A meridione dei due cortili originari venne realizzato il cortile per gli insegnamenti teologici, oggi cortile delle Statue e si inglobò il limitrofo monastero del Leano. Fu poi nel corso del Novecento che il palazzo dell’università inglobò anche i quattro cortili del quattrocentesco ospedale di San Matteo che si trovava alle spalle dei primi due cortili sede dell’università.

Il decentramento di alcune facoltà all’Orto Botanico, all’ex convento domenicano di San Tommaso e l’istituzione del polo scientifico fuori dal centro storico testimoniano di una città della cultura che nel corso del XX secolo ha guardato al futuro saldamente ancorata al suo passato millenario.

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